Nel nome della croce by Catherine Nixey

Nel nome della croce by Catherine Nixey

autore:Catherine Nixey [Nixey, Catherine]
La lingua: ita
Format: epub
Google: seW8ugEACAAJ
Amazon: B07FSGS5J8
editore: Bollati Boringhieri
pubblicato: 2018-08-14T22:00:00+00:00


11. Purificare l’errore dei demoni

«State lontani da tutti i libri pagani!».

Costituzioni Apostoliche I.6.1

Ad Alessandria, verso la fine del V secolo, un cronachista cristiano che si chiamava Zaccaria Scolastico (noto anche come Zaccaria di Mitilene), entrò nella casa di un uomo e scoprì che costui era «sudato e depresso». Zaccaria vide subito cos’era che non andava: quest’uomo stava lottando contro i demoni, e sapeva anche da dove provenivano questi demoni: l’uomo teneva in casa sua alcuni documenti che contenevano incantesimi pagani. «Se vuoi liberarti da questa angoscia», disse all’uomo, «brucia quei fogli». E così l’uomo fece. L’incontro si concluse con la lettura di un’omelia e con l’uomo ora liberato dai suoi «demoni» – e alleggerito di una parte della sua biblioteca.1 Come chiarisce il pio Zaccaria, lui non aveva considerato che stava facendo del male a quest’uomo, convincendolo a bruciare i suoi libri. Non lo aveva mica costretto con la forza a bruciare quelle carte, e non era nemmeno stato crudele. Tutt’altro: lo aveva salvato.

Non era un caso isolato. Durante gli anni e i decenni che seguirono la conversione di Costantino, nei villaggi e nelle città di tutto l’impero manipoli di ufficiali infervorati erano pronti a “salvare” l’anima di chi, a sua insaputa, stava cadendo nella trappola malvagia di questi libri “pagani”. Costantino aveva stabilito un precedente importante quando aveva ordinato che i lavori dell’eretico Ario fossero bruciati, condannando a morte tutti quelli che possedevano i suoi lavori. Opere sospettate di essere “eretiche” o “magiche” – qualunque cosa significassero queste etichette – finivano in fumo tra le fiamme dei roghi in piazza.

Ad Alessandria, ad Antiochia e a Roma, questi falò si consumavano tra le occhiate soddisfatte degli ufficiali cristiani. Il rogo dei libri era approvato – e persino raccomandato – dalle autorità ecclesiastiche. «Cercate i libri degli eretici… in ogni luogo», consigliava il vescovo siro Rabbula nel V secolo, «ovunque possiate, e portateli a noi oppure bruciateli nel fuoco».2 Nell’Egitto di quegli stessi anni, un monaco santo e temibile e che si chiamava Scenute d’Atripe entrò nella casa di un uomo sospettato di essere un pagano e gli requisì tutti i libri.3 L’abitudine cristiana di bruciare i libri avrebbe goduto di un successo eccezionale nel corso dei secoli. Un millennio più tardi, il predicatore italiano Girolamo Savonarola (1452-1498) voleva vietare i lavori dei poeti romani Catullo, Tibullo e Ovidio, mentre un altro predicatore disse che tutti questi «libri vergognosi» dovessero essere abbandonati, «perché se siete cristiani siete obbligati a bruciarli».4

I libri erano stati bruciati anche sotto imperatori non cristiani – Augusto aveva dispoticamente ordinato il rogo di più di duemila libri contenenti opere profetiche e aveva esiliato il dispettoso poeta Ovidio –, ma ora tutto aveva assunto una dimensione ambiziosamente grandiosa. Non ci sono molte prove a favore di una volontà precisa dietro alla distruzione di intere biblioteche da parte dei cristiani; i danni che questi ultimi erano riusciti a causare erano stati il risultati di strategie più sottili, ma non per questo meno efficaci: censura, ostilità intellettuale e paura. Era l’esistenza di un testo sacro, si diceva, a spingere verso queste soluzioni.



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